Signes de Rencontre, fino al 29 febbraio

Fino al 29 febbraio, al Centre National d’Art Vivant di Tunisi è aperta la mostra di Agostino Ferrari Signes de Rencontre, curata dalla storica dell’arte Martina Corgnati e organizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi.
Per l’occasione Ferrari, che espone per la prima volta nel paese maghrebino dove presenta una decina di importanti opere eseguite negli ultimi vent’anni, ha realizzato una importante performance insieme a Nja Mahdaoui, celebre calligrafo e artista tunisino di nascita e italiano di formazione.
Il 3 febbraio, dalle quattro alle sei del pomeriggio in presenza del pubblico, Ferrari e Mahdaoui hanno realizzato insieme una grande tela a quattro mani, mettendo a confronto le rispettive culture e tradizioni e, in particolare, il segno astratto, su cui Ferrari lavora da mezzo secolo, e la calligrafia araba, che Mahdaoui ha spogliato progressivamente da ogni significazione per trasformarla in gesto sensibile, vivo e libero.
Questo simbolico incontro è stato accolto con immenso entusiasmo dal pubblico e dal mondo dell’arte tunisino, che ha letteralmente preso d’assalto le sale del Centre d’Art Vivant durante la performance e ha, a sua volta, coperto di segni, scritte e messaggi una tela di ben cinque metri di lunghezza incominciata da Ferrari e poi lasciata a disposizione di chiunque volesse intervenirci sopra.
È la prima volta che un artista italiano e un artista arabo intraprendono insieme un percorso creativo in “tempo reale”, che si è dimostrato ricco di scoperte e potenzialità estetiche e culturali, decisive nel momento delicatissimo che la Tunisia sta vivendo, a un anno dalla Rivoluzione che ha rovesciato il regime di Ben Ali.
Durante la conferenza stampa Mahdaoui ha sottolineato come, in una fase come questa, sia importante che la cultura faccia da ponte tra le due sponde del Mediterraneo e riapra la speranza di un futuro di collaborazione, amicizia, libertà e dignità.
Il viaggio di Agostino Ferrari in Tunisia e i suoi incontri con artisti e artigiani locali, comprese le ceramiste del villaggio di Sejnene (recentemente oggetto di un violento attacco illegale da parte di alcuni salafiti), sono stati seguiti passo a passo dal giovane regista torinese Matteo Bernardini, che vi dedicherà il suo prossimo film-documentario.
La performance e la mostra di Agostino Ferrari e di Nja Mahdaoui verrà riproposta prossimamente in Italia.

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